Child of Light è un poema giocabile
Di Elvezio SciallisProprio così, non mi sono inventato nulla eh: se andate sul sito Ubisoft sono gli stessi sviluppatori a definire Child of Light come un “playable poem”, e in effetti questo delizioso RPG-platformer abbonda di epicità e rime.
E capelli.
Essì, io lo giocherei anche solo per ammirare minuto dopo minuto la carineria dei capelli della protagonista, davvero eh, i programmatori li hanno trattati usando la dinamica dei fluidi e il risultato è stupendo.
Ma naturalmente Child of Light non è un gioco di chiome e acconciature: detto in poche parole vestirete i panni della principessa Aurora che deve salvare il mondo di Lemuria dalla malvagissima strega di turno (questa volta tocca a una “Regina della Notte”) e liberare il Sole, la Luna e le Stelle, tutto in maiuscolo perché nella fiabe gira così.
Niente di nuovo sotto al sole (questa volta in minuscolo) del gameplay: dovrete esplorare Lemuria quadro dopo quadro, aiutati da alcuni simpatici esserini (Igniculus, per esempio, una lucciola curiosa e ben potente) e spesso questo vostro aggirarvi vi porterà a contatto con un insieme di nemici che dovrete affrontare in battaglia.
Gli scontri sono gestiti in Active-Time Battle System, potrete decidere quale aiutante portare con voi in quella particolare battaglia e sfruttare al meglio sia le vostre che le sue abilità.
Non andiamo certo a provare giochi come questi in cerca di qualche innovazione da urlo, quel che conta è la grafica, fra le più belle viste negli ultimi tempi, e il livello generale dello sviluppo tecnico e potete contare sul fatto che, pur sviluppato pensando ai player molto giovani, Child of Light saprà intrigare anche parecchi adulti.
In arrivo a fine aprile per Xbox e PlayStation, eccovi link al sito ufficiale e un trailer.
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