I giochi su Facebook accusati di violare la privacy

Il social gaming su Facebook è un grosso business, sia per le aziende che mettono a punto il software che per l’industria della pubblicità, con fornitori di inserzioni in grande competizione tra loro per attirare l’attenzione dei milioni di persone che spendono ore e ore nelle vari applicazioni sociali di Facebook.

Secondo un servizio del Wall Street Journal, molte di queste applicazioni ludiche condividono le informazioni sugli utenti con i gestori delle inserzioni pubblicitarie. Dunque, un indebito filtrare di informazioni personali sugli utenti, anche quando questi hanno attivato le impostazioni più restrittive sul livello di privacy del loro account.

Le applicazioni sotto accusa sono una decina. Farmville è la più famosa di queste, insieme a Texas HoldEm, Frontierville, Cafe World, Mafia Wars e Treasure Isle; tutti titoli sviluppati da Zynga, che già in passato ha dovuto difendersi contro l’accusa di tattiche di marketing irregolari e uso discutibile della proprietà intellettuale.

Il problema sta nel fatto che codeste applicazioni trasmettono il numero ID dell’utente di Facebook, ovvero il codice univoco assegnato a ogni profilo. Chiunque ne sia in possesso può visualizzare le informazioni di base sul profilo, anche se il livello di privacy richiesto dall’utente è altissimo.

Secondo il Wall Street Journal, le suddette applicazioni avrebbero inviato queste informazioni ad almeno 25 aziende, tra le quali spicca la RapLeaf, società che trae il suo sostentamento dalla compilazione di schede dati sugli utenti web, rivendute con profumati ricavi. RapLeaf sostiene che i nomi sono rimossi dalle schede prima di venderle, ma il quotidiano newyorkese conferma l’attività di trasmissione degli ID di Facebook a terze parti.

Anche Zynga si difende, vantando una policy molto severa sulla privacy, ma si dice pronta a lavorare con Facebook a nuove tecnologie che impediscano il filtrare di informazioni personali.